lunedì 15 settembre 2014

Pietro Barca colpisce ancora...


 Domenico Macrì da Saint Vincent (AO) in un altro avvincente racconto.



L’estate del duemilaquattordici passerà alla storia come l’estate più anomala che, a memoria d’uomo, ci si possa ricordare. Due giorni di sole che subito venivano seguiti da altrettanti di pioggia. Trenta e passa gradi oggi che scendevano a venti, se non meno, domani. Un’ estate insomma da dimenticare o, se si vuole, da ricordare proprio per quella variabilità atmosferica tanto atipica. Gli albergatori si dannavano per via delle prenotazioni che non arrivavano o venivano disdette e per il repentino abbandono della clientela presente che, visto il tempo mutevole assai, rifacevano le valigie per tornare a casa. I concessionari dei lidi, tenendo gli ombrelloni chiusi, maledicevano nuvole e pioggia che li costringevano a una forzata inattività. I gestori dei vari chioschi sulla spiaggia piangevano lacrime amare servendo non più di tre o quattro caffè al giorno. E nulla faceva sperare in un cambiamento atmosferico. Le previsioni del tempo, di cui si cibavano tutte le sere operatori del settore e turisti, non davano alcuna speranza per i giorni a venire. Variabile. Inevitabilmente variabile dicevano. Nella migliore delle ipotesi ci si doveva accontentare di qualche ora di sole al mattino (o al pomeriggio) che comunque nel corso della giornata sarebbe scomparso per lasciar posto a piogge se non addirittura a nubifragi. Non c’era certo da rallegrarsene, nè per gli operatori del turismo, né per i villeggianti che vedevano compromessa la loro tintarella. Pietro Barca (Petrin per gli amici), di professione ladro e svaligiatore di appartamenti, e un po’ sfigato, va detto, invece di tale situazione si rallegrò e non poco. Questo veniva a significare che, vista la variabilità del tempo che teneva lontani dalle case di vacanza i proprietari delle stesse, queste sarebbero rimaste disabitate anche per tutta la stagione estiva. Chi si sarebbe recato in luogo di mare con temperature quasi autunnali e pioggia battente? Meglio starsene a casa o salire su di un aereo e optare per luoghi, magari più lontani, ma certamente più caldi e meno bizzosi. Per cui, dopo aver fatto una mappatura degli alloggi e delle ville che ancora non avevano avuto il piacere di ospitare in veste di ladro (s’intende) il buon Barca, questi, scientemente, si mise all’opera per razionalizzare al meglio il suo compito. Va da sé che ormai conosceva quasi alla perfezione quali fossero le abitazione che meritavano una sua presenza ladresca. Fatta la giusta cernita e assicuratosi, tramite il cognato di un suo cugino che faceva il metronotte e a cui aveva carpito innocentemente informazioni sull’arrivo o meno dei proprietari, si mise all’opera. Scartando le abitazioni più centrali e quindi più sott’occhio, la sua attenzione volse ad un complesso di casette, costruite anni prima al solo scopo di adibirle a luogo di villeggiatura, site un po’ fuori mano dal nucleo urbano. Il Barca non aveva la patente per cui il suo mezzo di locomozione era costituito dalla bicicletta a cui aveva, oltre al cestino posto sul manubrio, agganciato un artigianale (perché costruito con le sue proprie mani) carretto entro cui depositare eventuale refurtiva. Salito in groppa ad essa, alla data e all’ora (chiaramente notturna) che aveva stabilito per compiere il proprio dovere di ladro, si recò appunto alla volta del centro residenziale “Isola del sole “ ( nome altisonante che costituiva proprio l’agglomerato di villette nato negli anni precedenti in barba al piano regolatore). Tutto era buio. Non una finestra era illuminata. Vero è che si era agli inizi di luglio e la stagione estiva non si poteva ancora dire iniziata, ma altrettanto vero era il fatto che, come si diceva prima, l’estate non prometteva affatto bene. Normale quindi l’assenza della totalità dei proprietari. Bene, non rimaneva, una volta superata la sbarra bianca e rossa che teoricamente avrebbe dovuto sbarrare l’accesso, che scegliere da dove cominciare. La villetta più vicina all’entrata fu scartata per il fatto che proprio la sua vicinanza all’ingresso poteva, ad un occhio attento e vigile, essere notata da chi avrebbe volto lo sguardo verso di essa intravvedendo manovre ladresche. Quella subito un po’ più all’interno però faceva proprio al caso suo. Giunto davanti al portoncino d’ingresso e verificato che non ci fosse alcun allarme collegato, il nostro, armato di piede di porco, leve varie, cacciaviti di ogni forma e armamentari che solo i ladri professionisti possiedono, si mise all’opera e in pochi minuti fu dentro. Accesa la pila d’ordinanza cominciò l’esplorazione dei vari locali e delle suppellettili che avrebbe potuto rubare. Quadri, vasi, oggetti in argento o simili, magari tappeti, radio, televisori, orologi a muro, insomma tutto quello che avrebbe potuto caricare sul carretto appendice della bicicletta andava bene. C’è da dire che ebbe anche una fortuna sfacciata in quanto tale abitazione era ricca di tutto ciò che il Petrin (per gli amici) andava cercando. Un bottino così mai se lo sarebbe sognato. Caricò tutto quello che umanamente le sue forze gli consentirono di caricare. Il carretto alla fine del quarto giro di arraffamenti era stracolmo e anche volendo dare un occhiata, così tanto per non lasciare nulla di inevaso, ad altri alloggi, non avrebbe potuto accogliere nemmeno più uno spillo. Finito il “lavoro” richiuse la porta alle sue spalle, salì sulla bici e, forzando, in quanto il peso da trainare era notevolmente aumentato, sui pedali prese soddisfatto la via di casa. Dopo qualche minuto che ci dava di gambe e bestemmiando per il fiato reso corto dalle troppe sigarette e dalla assoluta mancanza di attività fisica che non era che quella di portare alle labbra enormi boccali di birra che gli aveva oltretutto ridotto la pancia simile ad una partoriente al nono mese, unitamente al fatto che non era più un giovincello ma una persona di sessantacinque anni, fu improvvisamente investito da vere e proprie secchiate di acqua piovana. Lo avevano detto alla tele che quella notte si sarebbe scatenato un temporale ma lui aveva pensato che era ancora meglio se fosse piovuto. Ci sarebbe stata meno gente in giro e quindi meno controlli. Non poteva certo prevedere che quella che il cielo mandava in terra e su di lui non fosse semplice pioggia ma un vero e proprio nubifragio con colonna sonora di tuoni e effetti speciali costituiti da lampi che nemmeno il diluvio universale. Zuppo come un biscotto pucciato nel caffelatte, ansante come un toro inferocito, incazzato come una bestia e reso quasi cieco dall’acqua che gli entrava negli occhi, vide, solo all’ultimo, un enorme ramo di pino marittimo che il vento (ci mancava) aveva divelto e scagliato sulla strada. D’istinto sterzò per non finirci contro. Ma la manovra non si rivelò delle più felici perché perse il controllo del mezzo e andò a catapultarsi (bici e tutto il seguito) dentro il fosso che costeggiava la strada. Il contenuto del carretto che si ribaltò, inutile dirlo, si sparse tutt’attorno. Ai carabinieri che passarono di lì un attimo dopo per un normale giro di controllo non sembrò vero ciò che videro. Fermata l’auto e scesi per controllare e per assicurarsi che non era una visione quella che avevano sotto gli occhi, ci misero non poco a capire che quello che si stava muovendo contorcendosi non era un cinghiale o una mucca fuggita dalla stalla, e che quello che alla luce del lampeggiante sembrava un presepe mal riuscito ad un malato di mente, null’altro fosse che un agglomerato di vasi, quadri, orologi, tappeti. Una volta tirato su dal fosso con molta fatica il Petrin (per gli amici) e riconosciutolo in quanto abituale frequentatore della caserma ogni qual volta avveniva un furto, anche se non c’entrava per niente, ma tant’è, i militi della Benemerita subito capirono. A sua discolpa il ladro mentì spudoratamente asserendo che si trattava di un trasloco che stava effettuando per conto di un amico. Inutile dire che non gli credettero. Non so quanti mesi si beccò quella volta.(immagini prese dal web)          Domenico "Mimmo" Macrì

Ogni riferimento a fatti, persone o cose è puramente casuale

Nessun commento:

Posta un commento