
Agli inizi del suo pontificato, papa Martino V (Ottone Colonna, 1368 e pontefice dal 1417 fino alla sua morte 1431), nel creare una politica atta a consolidare le difese territoriali, fece costruire, a guardia e difesa del Tevere, una torre rotonda circondata da un fossato. Il territorio, infatti, era di primaria importanza per il controllo dei traffici doganali sul Tevere e per la presenza delle saline il cui monopolio spettava alla Curia.

Tra il 1483 e il 1487 durante il pontificato di Sisto IV, il Cardinale Giuliano della Rovere ( dal 1503 papa Giulio II ) finanzia la costruzione del castello affidando i lavori all’architetto fiorentino Baccio Pontelli, come si legge da una epigrafe sul portale di accesso al cortile. La costruzione è costituita da un sistema perimetrale di casematte, ovvero delle camere da sparo, che uniscono i tre torrioni, due circolari ed uno poligonale che racchiude il maschio.

Dal cortile si sale al piano superiore tramite uno scalone monumentale, formato da tre rampe, dove le volte e le pareti sono decorate con affreschi policromi eseguiti da pittori provenienti dalla scuola di Baldassarre Peruzzi. Diventato papa, Giulio II (1503-1513) ordinò importanti trasformazioni: fece costruire sul lato occidentale del cortile, un vero e proprio appartamento papale, ristrutturando alcuni ambienti di epoca borgiana.

Nella rocca aveva sede la dogana pontificia, che regolava il pagamento delle gabelle per le merci che arrivavano a Roma via mare.

Dalla metà del XVI secolo iniziò la decadenza del castello, prima per l’assedio del duca d’Alba nel 1556, che provocò numerosi danni alla costruzione, poi nel 1557, in seguito ad una eccezionale piena, il Tevere modificò il suo corso con conseguente allontanamento dalla fortezza per seguire un nuovo tracciato, conservato ancor oggi. Per questo motivo ci fu il trasferimento della dogana pontificia prima a Tor Boacciana e poi a Tor S. Michele.

Intorno al XVIII secolo il castello venne usato prima come fienile e poi come prigione per i carcerati utilizzati come manodopera negli scavi dell’antica Ostia.
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