
martedì 6 febbraio 2018
la siringa
“Cinque matti al servizio di leva” era un film in programmazione negli anni 70, nel quale i protagonisti (les Charlots) ne combinavano di tutti i colori. Ebbene, posso tranquillamente sostenere che all’Ospedale militare di Alessandria non eravamo da meno, ce n’era per tutti e per tutti i gusti, dalle analisi delle urine della suora che denotavano presenza di spermatozoi (volutamente alterate), all’involontario gavettone subito dal colonnello medico, per finire a quei poveri militari ricoverati spesso vittime di noi commilitoni in servizio presso l’ospedale.

E proprio uno di questi ultimi una sera fu la nostra vittima designata, un giovane allievo ufficiale di colore dell’Accademia Militare di Modena ricoverato per una ferita di baionetta alla coscia durante una esercitazione. Il giorno del suo ricovero scoprimmo al momento del prelievo di sangue per le analisi di routine, che era terrorizzato dagli aghi e siringhe, tanto da mettersi il lenzuolo sopra la faccia per non vedere l’ago entrare nel braccio, per poi riscoprirsi tremante di paura. Una sera al termine della cena, dopo che la cerbera suor Prassede se ne andò alla casa delle suore nell’altra ala dell’ospedale, con la complicità del commilitone di servizio presso l’infermeria, indossai il camice bianco del colonnello medico e un altro commilitone quello del tenente medico e, preso il carrello adibito ai prelievi del mattino colmo di provette e siringhe, ci mettemmo il “grosso siringone” per i lavaggi auricolari e ci avviammo in reparto per “visitare i ricoverati”. Il rumore delle provette che vibravano sul carrello in movimento fece voltare la testa dei pazienti nella nostra direzione, compresa quella del nostro allievo ufficiale che già vedevamo agitarsi man mano che ci avvicinavamo al suo letto. Giunti davanti a lui, lo vedemmo rannicchiato talmente sotto le coperte da far intravedere solo il naso e gli occhi.


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