Ecco un'altra comica storiella che il mio amico Mimmo ha tirato fuori dal suo cilindro dei Ricordi.
Avevo più o meno vent'anni e gli ormoni in subbuglio dei ventenni e dei vent'anni. Era estate e avevo conosciuto una ragazza cagliaritana in vacanza qui presso alcuni parenti. Era bellissima. Betty: occhi e capelli neri, un fisico mozzafiato e tutto quello che di bello può vedere un ventenne in una sua coetanea. Ci piacemmo subito. All'epoca lavoravo con mio padre che aveva appaltato la costruzione di un condominio a Morgex per cui, senza remissione, alle sei e mezzo del mattino c'era la sveglia per poter essere sul posto alle otto (allora ancora l'autostrada non esisteva).

Chiaramente non andavo a dormire prima delle due di notte visto che l'amore per la bellissima sarda mi aveva invaso e non potevo stare con lei se non di sera. La mia 500 (storica auto che accompagnò tutta la mia generazione) era diventata una accogliente alcova al punto che una sera, esasperato dalla minuta fattezza della macchina che impediva in modo eccessivo ogni movimento di ginnastica in coppia, decisi di sfilare dalle guide il sedile anteriore destro. Ora si che si ragionava! Poi, essendosi fatto veramente tardi, non mi preoccupai, alla fine della performance atletica, di rimetterlo a posto. Lo farò domani sera al rientro dal lavoro, pensai. Senonché il mattino dopo, per non so quale ragione, mio papà mi disse che saremmo andati al lavoro con la 500 (la mia 500). Alè: appena salito a bordo aprii lo sportello lato viaggiatore per far salire papà che sedendosi sul sedile senza ancoraggio andò a scrafazzarsi all'indietro tra un nugolo di bestemmie. Non me ne ero più ricordato..... Vabbè, tra notti insonni, sveglie da incubo, lavoro, e serate in dolcissima compagnia di Betty, il tempo andò. Si avvicinava il momento in cui la bellissima sarebbe ripartita. Due sere prima dell'odiosissima data mi disse che all'indomani ci saremmo quindi salutati dandoci appuntamento al solito posto alla solita ora. Al solito posto e alla solita ora io c'ero ma lei no. Aspettai a lungo. Non venne e ci rimasi molto male. La sera dopo il mancato appuntamento mentre cenavo ad un certo punto squillò il telefono di casa (inutile dire che mi precipitai a rispondere). Era lei. Era lei che mi diceva che non sopportando gli addii aveva mentito quando mi aveva dato appuntamento al solito posto alla solita ora, sapendo benissimo che sarebbe partita la mattina stessa. Non ricordo cosa provai. Rabbia forse. O risentimento per essere stato (a mio modo di vedere) preso in giro. Ora, a tanti anni di distanza, ripensandoci, non posso che condividere quella scelta che denotava una grande determinazione anche se lasciava nello sconforto più assoluto un ventenne innamorato. Così è. (immagine presa dal web)
Domenico "Mimmo" Macrì da Saint Vincent (AO)
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