giovedì 23 ottobre 2014

I sette fratelli Cervi


Erano le 6,30 del 28 dicembre 1943 quando al Poligono di Tiro di Reggio Emilia vennero assassinati sette fratelli, insieme al compagno di lotta di Guastalla Quarto Camurri. Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore i loro nomi. Vennero arrestati durante un rastrellamento da esponenti del PNF (Partito Nazionale fascista) nella notte tra il 24 e il 25 novembre 1943 insieme al padre Alcide dopo uno scontro a fuoco svoltosi nella loro masseria di Praticella, epicentro delle azioni partigiane della zona. Fu una vera e propria rappresaglia per la morte violenta, mai rivendicata, del segretario del PFR di Bagnolo in Piano. La loro era una famiglia di estrazione contadina e a iniziare dagli insegnamenti di Alcide e Genoeffa Cocconi, genitori dei fratelli trucidati, in casa si erano sempre respirate aria antifascista e simpatie democratiche. Durante la seconda guerra mondiale, casa Cervi oltre che un luogo di lavoro divenne un centro di dissenso contro il regime fascista di Benito Mussolini. La “Banda Cervi”, compreso il padre Alcide, era odiata dalle camice nere della zona, perché non si erano mai chinati, non avevano mai preso e tantomeno voluto le tessere, non avevano mai inneggiato al Duce e ai suoi gerarchi, anzi, avevano sempre manifestato le loro simpatie per gli ideali del socialismo, per la rivoluzione russa, per la lotta partigiana. Una lotta che aveva visto cadere fra gli altri, in una linea storica senza fratture, Giacomo Matteotti e Giovanni Amendola, Piero Gobetti e Antonio Gramsci, Lauro De Bosis e i fratelli Rosselli, Duccio Garimberti e Bruno Buozzi. Ed è proprio da questa lotta che sono nate la Repubblica e la Costituzione.  (Immagine presa dal web)



                             

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