venerdì 10 ottobre 2014

Uno spaccato di vita militare.

Dal libro "Le mie vite" di Romolo Benedetti



....La giornata tipo era più o meno la seguente, sveglia alle sette del mattino, d’estate alle sei, un’ora per lavarci, vestirci, rifare il letto e andare a mensa per la colazione e alle otto tutti in fila per l’adunata e l’alzabandiera. Si andava quindi nelle aule didattiche per un paio di ore e poi …… marciareeee. Stessa cosa nel pomeriggio fino alle cinque e mezzo e poi la sospirata libera uscita. Non era simpatico marciare con la neve, i piedi erano due pezzi di ghiaccio e non potevi neanche lamentarti perché se lo facevi ti facevano correre e credetemi con gli anfibi era un calvario. Per fortuna che quindici giorni dopo ci fu una licenza ministeriale di sette giorni per Natale e Capodanno e così potei ritornare a casa. A me toccò il periodo di Capodanno, la sera di Natale tutti a cena in caserma, compreso il capitano e mi ricordo che ci fu anche il panettone e lo spumante. Tornato dalla licenza ricominciarono le marce e le giornate di ramazza, ma dopo una decina di giorni l’altoparlante della caserma scandì il mio nome convocandomi in fureria ( ufficio ). Mi chiesero se avevo voglia di “imboscarmi” all’ospedale militare di Alessandria, circa trenta km da Casale Monferrato invece di andare in Friuli alla fine del C.A.R. Avevano visto dalla mia scheda personale che ero laureato in chimica e siccome in quell’ospedale si era congedato il soldato che faceva le analisi del sangue avevano pensato a me. All’inizio ero un po’ titubante, pensavo fosse una “sola” , alla fine però accettai. E si rivelò una scelta giusta, quel lavoro era una vera e propria pacchia. Al mattino prelievi del sangue e relative analisi ai soldati ricoverati e ai ragazzi che facevano i classici “te giorni” e venivano mandati all’ospedale per accertamenti, qualche pomeriggio di guardia all’ingresso dell’ospedale e nel restante tempo ero libero di uscire o di stare in camera senza altre mansioni, diverse volte ho convinto alcuni commilitoni a venire con me in Valle d’Aosta a fare una capatina al Casinò di Saint Vincent e con l’occasione andavo a salutare i miei vecchi amici. C’erano molti imboscati come me, un tecnico di radiologia , un medico che faceva le analisi con me e addirittura un soldato che da civile faceva l’idraulico e in ospedale era deputato a fare le punture intramuscolo oltre naturalmente al proprio mestiere. Era quello che si divertiva più di tutti perché tutte le mattine alle sei girava per le corsie svegliando i malati e dicendo loro: << Ehi svegliati, sono l’idraulico e ti devo fare la puntura>>. Immaginatevi la reazione di quei poveri soldati. C’era un colonnello medico, il Dottor Caputi che secondo me non aveva tutte le rotelle a posto, quando passava in visita nel reparto era tutta una risata, secondo lui nessuno aveva “un cazzo di niente” come diceva sempre, tutti ci marciavano e facevano finta di star male. E ci credo!!! Visitava i soldati ammalati dimenticandosi di togliere il tappo dal fonendoscopio!!!!.....

Romolo Benedetti

Nessun commento:

Posta un commento