Bartolomeo Vanzetti, di origini piemontesi, emigrò in America nel 1908, si battè fino all’ultimo gridando la propria innocenza: “Desidero dirvi, - disse al processo - che sono innocente. Non ho commesso nessun delitto, ma qualche volta dei peccati, sì. Sono innocente di qualsiasi delitto, non solo di questo, ma di ogni delitto. Sono innocente. Desidero perdonare alcune persone per quello che mi hanno fatto“.
Ferdinando Nicola Sacco, di origini pugliesi (Torremaggiore, FG) era sposato con due figli, a differenza di Vanzetti, che era un idealista, egli capì subito che sarebbero stati condannati già prima del processo; Tristissima fu la lettera che scrisse al figlio dal carcere: “Mio carissimo figlio e compagno…non avrei mai pensato che il nostro inseparabile amore potesse così tragicamente finire…non dimenticarti giammai, Dante, ogni qualvolta nella vita sarai felice, di non essere egoista: dividi sempre le tue gioie con quelli più infelici…e non dimenticare di conservare un poco del tuo amore per me, figlio, perchè io ti amo tanto, tanto… I migliori miei fraterni saluti per tutti i buoni amici e compagni, baci affettuosi per la piccola Ines e per la mamma, e a te un abbraccio di cuore dal tuo padre e compagno”.
Nel 1977 i due anarchici italiani vennero riabilitati dal governatore del Massachusetts, Michael S. Dukakis, e venne proclamto per il 23 agosto di ogni anno il S.&V. Memorial Day
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