Giovanni. Le sere d'inverno si stava spesso tutti insieme al calduccio del nostro club, a giocare a carte, ascoltare musica e a fumare come turchi, visto che nel nostro paesello non c'erano altri svaghi; ognuno di noi, libero da impegni scolastici e lavorativi, non vedeva l'ora di raggiungere il nostro piccolo grande ritrovo. Eravamo impegnati in una accanitissima partita a briscola quando sentimmo aprire la porta. Era il nostro amico Gildo con un altro ragazzo che entrarono di corsa, zuppi per la pioggia.
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Un timido saluto, non per scortesia, ma per il momento cruciale della partita, al termine della quale Gildo ci presentò il nuovo arrivato. Si chiamava Giovanni, aveva più o meno la nostra età ed abitava ad Ostia Lido. A prima vista sembrò un ragazzo simpatico, si integrò molto bene nel gruppo, partecipava attivamente alla vita del club. Non veniva tutti i giorni, le sue presenze si limitavano a due o tre volte la settimana, probabilmente aveva anche lui impegni di lavoro, anche se non disse di preciso cosa facesse nella vita. Restò in pianta stabile tra noi per un paio di anni, poi le sue apparizioni nel nostro club si fecero via via più rare fino a che si persero completamente le sue tracce. Passò qualche tempo ed una mattina, mentre mi trovavo sul treno in direzione dell'università in compagnia di Loris, i nostri occhi si posarono sul giornale aperto del mio vicino di posto e, con grande stupore, vedemmo la foto del nostro amico Giovanni in primo piano.

Ci guardammo in faccia stupiti poi cominciammo a leggere il titolo in grassetto che riguardava la sua foto:"Rapina in un supermercato. L'auto dei banditi finisce in un canale. Muore un rapinatore." Stentavamo a crederci. Come era stato possibile che in tutto il tempo in cui è stato con noi non ci fossimo accorti di nulla? La sera stessa molti di noi si ritrovarono al club, quasi tutti con una copia del giornale che riportava la tragica notizia. L'articolo del giornale faceva riferimento al nostro amico come l'autista dei rapinatori, che nel fuggire aveva perso il controllo dell'auto finendo nel fossato e rimanendo ucciso sul colpo. Terminato di leggere l'articolo rimanemmo in silenzio guardandoci in faccia gli uni con gli altri, non si sapeva cosa dire, anche perchè per tutti noi fu come un fulmine a ciel sereno, mai e poi mai avremmo pensato che uno di noi avesse avuto una vita privata di questo genere. Nei giorni seguenti venimmo a conoscenza di altri particolari riguardanti il nostro amico Giovanni, e cioè che al suo funerale non partecipò il suo fratello maggiore in quanto non aveva ottenuto il permesso dal carcere dove era detenuto. A distanza di molti anni, leggendo un libro sulla malavita romana, ritrovai il nome di suo fratello nell'elenco degli appartenenti alla banda della Magliana. Ora tutti e due riposano insieme in un loculo del cimitero del mio paese. (immagine prese dal web)
Romolo Benedetti
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